lunedì 19 dicembre 2011

TRA IL DIRE E IL FARE...


All’inizio di quest’anno (21 gennaio 2011) la prof.ssa PAOLA BONORA apriva il convegno intitolato:

“VISIONI E POLITICHE DEL TERRITORIO” con una significativa relazione intitolata:

TRA IL DIRE E IL FARE
Le politiche del territorio in Italia. Tra consapevolezza, retoriche e contradditorietà delle pratiche.


E proprio qui sta il punto.


Da allora ogni giorno abbiamo assistito ad un balletto ininterrotto da parte di Istituzioni, Enti Locali, e personaggi del mondo politico, locale e nazionale che si sono affannati con dichiarazioni, prese di posizione pubbliche, relazioni, monografie, ancora convegni nei quali si è solennemente dichiarato di volere una svolta che porti ad un rispetto per il territorio, alla non occupazione di terreno agricolo, al porre fine a questa CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA che sta travolgendo inesorabilmente terreni, panorami sensibili, la nostra storia, le nostre radici, il nostro futuro.


Poi però da parte degli stessi attori abbiamo assistito al varo di programmi densi di Edilizia residenziale, Capannoni Industriali, campi fotovoltaici ed eolici su terreni agricoli, al varo di “Grandi Opere” sempre non volute dai cittadini ma perseguite ugualmente con una caparbietà che non accetta alcuna discussione neppure meramente tecnica.


E tutto questo non localizzato in un particolare territorio, ma ovunque si sia posato il nostro sguardo.


A questo punto abbiamo dovuto comprendere che non può trattarsi di episodi isolati, ma di una strategia che ha come autori poteri economici forti che hanno tutta l’intenzione di continuare ad aggiottare sugli enormi guadagni che ancora oggi si possono ricavare dalla speculazione fondiaria-finanziaria relativa alla trasformazione di un terreno da agricolo a edificato o comunque occupato da attività industriali di vario tipo.


Ed ecco che il ruolo delle amministrazioni locali diviene nulla più che un mezzo per raggiungere questo obbiettivo economico di ottenere grandi profitti dalla speculazione sui terreni, senza alcun riguardo nè considerazione per il reale interesse dei cittadini.


Un esempio di tutto questo si può vedere attraverso il video che cliccando sotto potrete guardare.


                                       Maurizio Vicinelli

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Modena al cubo, film denuncia sull’edilizia selvaggia

Una storia di cemento, case e cantieri che si svolge a Modena, centro industriale dell’Emilia Romagna e cuore della Motor Valley, la terra che produce Ferrari, Lamborghini, Maserati e Ducati. E che è anche in forte espansione, perché così vuole la politica e chi opera nel comparto edilizio.

A raccontarlo è Modena al cubo http://www.modena3.it/ , il documentario low budget di Gabriele Veronesi - nei prossimi giorni disponibile gratuitamente sul sito – che mostra “l’ipertrofia urbana” all’ombra della Ghirlandina. L’autore, giornalista e videomaker freelance di 25 anni che ha passato gli ultimi 13 mesi a osservare i cantieri in loco, ha ricostruito l’intreccio di poteri e affari per favorire la densificazione della città.


(Per vedere il video clicca la foto)
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Ma la storia continua, e tutto il terreno perso nella nostra Italia, già da oggi lo stiamo andando a cercare (dovrei dire forse a rubare) in AFRICA, come già alcune nostre aziende stanno facendo, non certo da sole, ma in compagnia di molte altre di varie nazionalità, e il più delle volte, come nel nostro caso neppure per produrre CIBO, ma BIOCARBURANTE che una normativa europea vuole arrivi al 10% entro una certa data, dando per questo anche incentivi economici.  
Così avviene che per questi "affari" si vada, con la complicità dei governi locali a cacciare letteralmente dei contadini africani dalle loro terre condannandoli ancor più alla fame ed alla povertà.
Per non farci mancare niente tutto questo è favorito pure dalla Banca Mondiale che avendo creato un "programma di aiuti " per queste popolazioni, lo estrinseca proprio aiutando chi va lì a "rubare" terre e vita alle popolazioni che dovrebbero essere aiutate.
Ma tutto questo risulta chiarissimo guardando la registrazione della puntata di REPORT trasmessa domenica 18 novembre:
                           (per vedere il filmato clicca sulla foto)



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sabato 22 gennaio 2011

VISIONI E POLITICHE DEL TERRITORIO - Per una nuova alleanza tra urbano e rurale.


Non cercherò di fare una esposizione esaustiva di quanto detto e discusso in questa interessante giornata dedicata interamente a "Problemi e politiche del territorio" perchè troppo ricca di spunti e visioni per essere riportata sistematicamente in questo spazio necessariamente limitato.
      Proverò invece a comunicare alcuni temi e proposte che a mio giudizio in questo momento specifico sono centrali per la costruzione di una corretta "visione" sull'argomento e di conseguenza per intraprendere azioni concrete volte a fermare l'attuale consumo incontrollato di territorio che rischia di travolgere i fondamentali valori di una convivenza armonica e civile e di distruggere territorio, paesaggio, qualità della vita e memoria storica delle nostre radici.
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     La questione centrale attorno alla quale hanno ruotato molte esposizioni successive è stata posta con
"Tra il dire e il fare. Le politiche del territorio in Italia," 
   Perchè si è creato un gap profondo tra progetti territoriali, in particolare regionali ma anche comunali e la loro realizzazione?    Tutto questo è stato la conseguenza di una crisi della pianificazione.   E' subentrata una deregolamentazione che ha lasciato spazio a logiche solo economiche in cui le volontà collettive sono state emarginate.  Nei documenti di pianificazione vi è ancora consapevolezza dei problemi e delle necessarie soluzioni, ma in fase attuativa queste scompaiono.
   Una ragione di ciò è che "il mattone" è stato ed è tuttora considerato fattore imprescindibile (e spesso unico) di sviluppo ed omogeneizzazione. Ad esso è stata sacrificata ogni altra cosiderazione di regolamentazione e controllo del territorio.
   I piani previsionali risultano spesso scollegati dalla reale necessità previsionale di nuovi alloggi, non esiste un rapporto tra  crescita della popolazione e previsione di nuovi alloggi.   Quando poi esistono (o preesistono) piani programmatici più realistici li si bypassa grazie al meccanismo delle deroghe.
   Sul versante legislativo esisterebbero regolamentazioni sia a livello regionale che ad altri livelli che tengono conto della necessità di frenare questo incontrollato consumo di territorio ( Es. la Legge regionale 20/2000 recita al suo interno che si può addivenire a consumo di nuovo territorio solo quando non esistano alternative dalla sostituzione dei tessuti insediativi esistenti)  oppure (il P.T.C.P. 2004 contiene l'indicazione di "minimizzare il consumo di territorio") ecc.
   Ma nella reale programmazione la previsione di nuovi alloggi prescinde totalmente da queste indicazioni e prevede una quantità  ingiustificabile di nuove costruzioni.
    La grande  discrepanza tra "costruito" e "venduto" è la prova della non reale necessità di questo mare di cemento che si abbatte sul nostro territorio e del carattere "prettamente speculativo" che questa spinta alla costruzione riveste. La vera ragione di questa spinta al "mattone"  sono gli enormi guadagni ricavati dal passaggio di un terreno da agricolo ad edificabile e dalla conseguente creazione di una rendita fondiaria speculativa che così viene prodotta.
    L'unica azione possibile per contrastare tutto questo è tornare ad ancorare la costruzione di nuovi alloggi alle "reali" necessità abitative e svincolare l'occupazione di territorio da un'idea distorta di sviluppo.
    La pianificazione territoriale è un atto politico che coinvolge l'intera collettività e le generazioni future.   Non può e non deve soggiacere agli impulsi del mercato e ai ricatti dei gruppi di pressione economica.    
Occorre attuare da subito una svolta Etica di Giustizia Territoriale.

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      Esistono differenze significative tra diverse regioni del territorio italiano e queste influenzano pesantemente le politiche relative al territorio che queste adottano ed hanno adottato.
      A questo proposito è interessante riportare il pensiero dell' architetto PIERO CAVALCOLI, la cui relazione aveva per titolo:
"Territorio e federalismo: uno sguardo alla Regione Puglia"
Il tratto fondamentale della sua esperienza è che l'attuale amministrazione regionale, a cui appartiene, si è trovata ad ereditare una situazione dall'amministrazione che li ha preceduti caratterizzata da una quasi totale assenza di fondi, dalla inesistenza di una pregressa pianificazione territoriale e soprattutto dalla non esistenza di una macchina amministrativa per gestire le poche risorse rimaste.
    Una carenza da colmare immediatamente è la conoscenza del territorio causata da un apparato cartografico inadeguato e l'azione intrapresa è l'automatizzazione dell'apparato cartografico.
     Conseguenza diretta di tutto ciò è che per ora non esiste nessun piano poichè tutte le loro energie sono volte alla ricostruzione della macchina amministrativa.
     Gli interventi sul territorio riguardano alcune grandi emergenze ecologiche quali l' ILVA e la CENTRALE TERMOELETTRICA di BRINDISI.
     Concludendo rileva che alla fine il problema  della gestione del territorio per lui si riconduce ad una "questione di bilancio" sia per la regione che per i comuni da cui ne discende la necessità di una "riforma della finanza locale"      Infatti gradualmente il peso della finanza locale è stato trasferito sul mattone. Occorre invertire questa tendenza.              
     A questo riguardo è cruciale in questo momento non lasciare in mano alla LEGA il tema del federalismo fiscale.   Su come esso verrà realizzato si gioca il futuro degli assetti territoriali.  Come lo sta sviluppando la Lega l'unico principio è mantenere gli attuali livelli di reddito, non come mantenerli (ad es. col mattone, come fino ad oggi è avvenuto)
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Per la regione Toscana è intervenuta l'Assessore all'Urbanistica    ANNA MARSON la cui relazione si intitola:
"Verso nuove politiche di territorio per la Regione Toscana"
    Il suo primo assunto è stato: "Oggi la Politica si gioca anche nella impostazione delle politiche"  e si scontra non solo con logiche di mercato ma anche con l'affollarsi di "soggetti oligopolistici" e dalla loro posizione territoriale (es. la costruzione di un'Autostrada Tirrenica o degli aeroporti di PISA e di FIRENZE) 
    Si assiste al tentativo da parte di fondi finanziari di forzare le politiche del territorio attraverso la delocalizzazione degli investimenti produttivi.
     Rileva inoltre che la contrapposizione STATO-MERCATO è errata quando anche lo Stato si muove con logiche capitalistiche.   Occorre invece contrapporre a questi Attori  delle Organizzazioni Collettive che rappresentino i più alti interessi della collettività.
    L'azione statuale quando si esplicita con tagli ai bilanci regionali implica forti riorganizzazioni degli stessi sempre in senso negativo relativamente alle politiche territoriali.
    Per quel che concerne le politiche paesaggistiche adottate, in passato vi era l'identificazione dei Comuni quali attori unici di queste politiche.   
    Ora si sta iniziando a creare un insieme di norme per regolare questa materia e ad introdurre altri attori quali varie competenze professionali ed altri.
     Un primo risultato rilevante di queste politiche è stato di riuscire a regolamentare gli insediamenti fotovoltaici su aree agricole.
     L'attuale piano di organizzazione territoriale deve tenere conto della peculiare caratteristica del territorio toscano  che vede la presenza di vaste zone montane inframezzate da alcune zone pianeggianti dove sono concentrati la maggior parte degl iinsdiamenti abitativi.  
    L'azione intrapresa è stata la creazione di un insieme di norme di inquadramento e di limitazione territoriale relative alle aree a maggior pressione abitativa.    L'esperienza è stata caratterizzata dalla creazione di una progettazione collettiva (con la presenza di tecnici ed operatori provenienti da più comuni)
    Un grosso handicap riscontrato è la lunghezza dei tempi di progettazione che comprendendo sia i livelli tecnici che politici arrivano anche a sei anni.
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      L'ultimo intervento che esporrò si focalizza sugli aspetti economici e fiscali ed è importante perchè inquadra e sintetizza anche le azioni possibili per colmare questo "gap tra il dire ed il fare", richiamando in questo alcuni temi trattati anche nelle relazioni precedenti, quali la ormai prossima attuazione di un federalismo fiscale il cui impatto sulla problematica da noi riportata, a seconda di come verrà realizzato, potrà essere una delle possibili soluzioni o un aggravamento della situazione esisitente.
      Questa relazione, esposta dal prof. ROBERTO CAMAGNI, economista, si intitola:
"Rendita, efficienza e qualità della città"
     Il concetto di   (libero) "Mercato" come autoregolatore di interessi diversi che vengono da esso armonizzati , non esiste.   In realtà esso è solo un incontro di interessi ed egoismi nel quale i più forti prevalgono e schiacciano gli altri.
      Esso ha  perciò bisogno di un insieme di regole.   Il suo agire è completamente dipendente da queste regole nel suo funzionamento, sull'uso dei fattori produttivi (quali sono ad esempio i diritti dei lavoratori),  sull'uso del capitale (che può divenire usura), sull'utilizzo delle risorse naturali.
      E' cruciale perchè vi sia equilibrio dare le regole adeguate ed è la politica che detta queste regole al mercato.         Quando si parla di politica occore anche parlare di livelli: nel nostro caso non solo è fondamentale il livello centrale (o nazionale) ma anche quello regionale.
      La filiera immobiliare è un settore che nel nostro paese non è assolutamente tassato, il plusvalore supera abbondantemente il 100% (dato dal gap tra l'iniziale valore del terreno agricolo ed il valore finale edificato).
      Superare questi interessi richiede un intervento deciso sulla rendita fondiaria (pesante tassazione della stessa) e la responsabilizzazione di chi ne fruisce (ad. es.obbligando ogni successivo compratore a dichiarare il nominativo di chi ha venduto).
      Un altro aspetto che può influire per frenare la corsa al mattone e che agisce a livello locale (comuni) sono gli oneri di urbanizzazione.   Attualmente in Italia essi sono bassissimi, sempre al disotto degli oneri realmente sostenuti e si colloca tra il 2% ed il 5% del valore delle costruzioni.   Per fare qualche esempio alternativo, nella città di MONACO di Baviera esso supera il 30% e con esso viene anche finanziata l'edilizia popolare.   In Spagna in alcune città va dal 10% al 15%.   Sarebbe perciò opportuno che da noi detti oneri venissero pesntemente aumentati, minimo raddoppiati per fungere da freno alla cementificazione imperante.
      Purtroppo l'intreccio dei provvedimenti man mano adottati nei confronti della finanza pubblica locale (comuni) ha ridotto quest'ultima ad essere poco più che l'interfaccia del mercato immobiliare. 
      Per tornare al livello regionale è cruciale agire nella creazione del FEDERALISMO FISCALE. Da come esso verrà realizzato dipenderà la reale influenza sul consumo di territorio.  Se verranno create delle imposte sul capital-gain relativamente alla rendita fondiaria questo agirà da freno al consumo dissennato di territorio.
Altro aspetto che potrebbe essere ignorato ma che è opportuno invece inserire è quello della perequazione interregionale (sanità, ecc)          Ed infine fondamentale sarà intervenire e non solo subire gli interventi che verranno effettuati sulla finanza dei comuni.
    Concludendo, per forzare il capitale territoriale affinchè non continui nella sua folle corsa alla cementificazione eed al consumo dissennato (saccheggio) del territorio, occorre intervenire in tutte le sue componenti, a tutti i livelli (nazionale, regionale, locale) con tutte le risorse disponibili, materiali (tassazione, leggi,ecc) ed immateriali (civismo, socialità,ecc.)
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E' molto probabile che nel fare questa sintesi chi scrive abbia tralasciato, o non correttamente interpretato alcune parti delle relazioni presentate, e di ciò mi scuso, ma successivamente pubblicheremo altro materiale che speriamo possa integrare (o se occorre correggere) eventuali imprecisioni od omissioni.  Resta comunque la convinzione che sia meglio correre questo rischio e dare con rapidità conto dell'importanza degli argomenti trattati piuttosto che rimandare a lungo la pubblicazione.
                                                             Maurizio Vicinelli

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martedì 18 maggio 2010

Sprawltown e città sostenibile: indicazioni per la governance

Pubblichiamo questo progetto di ricerca del Professor GIOVANNI PIERETTI della facoltà di Scienze Politiche dell'università di Bologna (dipartim.Sociologia) perchè in esso viene fatta un'analisi sulle motivazioni che hanno portato all'attuale situazione di "città diffusa" (Sprawltown), alle sue implicazioni coi poteri locali ed al suo impatto DEVASTANTE sull'ecosistema.  Vuole essere l'inizio di una discussione seria sull'argomento e possibilmente dell'indicazione di alternative possibili per costruire un futuro migliore e perciò "sostenibile"
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Sprawltown e città sostenibile: indicazioni per la governance

• Abstract

La trasformazione culturale degli ultimi decenni (Baudrillard, 1990) implica un nuovo concetto di spazio che si avvicina sempre più a una dimensione frammentata e immateriale, fatta di segni e immagini effimere. Ecco perché emerge una domanda di città frastagliata e sempre meno legata a luoghi specifici in grado di produrre appartenenza e radicamento. Oggi invece la domanda di città sembra rispondere al bisogno rifkiniano di offrire un “biglietto di ingresso ad uno stile di vita”. Questa domanda di città “alla carta” implica il coinvolgimento di aspetti simbolici e dell’immaginario (Ross, 2002), come se il cinema, e la sua simbologia, influisse sulla creazione dell’immaginario riguardante la città.

Entro la cornice delle nuove domande di città analizzeremo due tendenze: la prima riguarda la richiesta di città diffusa, a volte in letteratura definita con i termini sprawl (Berube, 2000) e periurbano; la seconda una domanda di città sostenibile che punta a stili di vita e di consumo orientati alla sobrietà ed al risparmio delle risorse.

La prima parte della ricerca sarà dunque dedicata allo studio dell’evoluzione della città diffusa in Italia attraverso una analisi longitudinale di secondo livello. Successivamente si effettuerà una ricerca di primo livello su aree definite dello sprawl bolognese, fortemente attrattive per popolazioni tradizionalmente urbane. Si approfondiranno, con tecniche soprattutto di tipo qualitativo, inclusa la visual sociology e l’approccio della cinematografia, le ragioni che hanno spinto individui e famiglie a trasferirsi nella cintura periurbana bolognese, e le motivazioni che li spingono a permanere.

Nella seconda parte l’Unità di ricerca locale si occuperà dell’analisi di due micro-progetti ecocompatibili, il primo promotore del movimento “Stop al consumo di territorio”: il comune di Cassinetta di Lugagnano; il secondo delle “Città di transizione”: il comune di Monteveglio. Lo studio di queste due realtà, che sarà condotto in stretta collaborazione con i due Comuni, lo si effettuerà principalmente avvalendosi dello strumento della survey ma con lo scopo di raggiungere l’intero universo della popolazione residente.

In entrambi gli ambiti della ricerca verranno coinvolti gli attori direttamente implicati nei processi decisionali, nei settori della pianificazione e programmazione del territorio, ambiente e mobilità. In concerto con le amministrazioni, si giungerà all’elaborazione di una prospettiva realistica d’intervento, nel tentativo di disseminare e socializzare quelle che, alla luce della ricerca, saranno condivise come best practices, pur tenendo conto dei piani regolatori già in essere.

Il lavoro si articolerà, come detto, in due fasi. La prima sarà dedicata allo studio di quella che abbiamo definito domanda di città diffusa. Al fine di inquadrare tale modello insediativo si effettuerà una ricognizione della letteratura internazionale sul tema, procedendo con uno studio dettagliato della bibliografia nazionale. Seguirà un’analisi longitudinale dei dati sul consumo di suolo e sul processo di urbanizzazione, al fine di rintracciare le aree del nostro paese maggiormente interessate dall’espansione urbanistica. Ci concentreremo quindi sul caso di Bologna, dove il processo di suburbanizzazione ha preso il via a partire dagli anni Settanta e con esso quel fenomeno migratorio di decine di migliaia di residenti che hanno abbandonato la città a favore del periurbano. Mediante la tecnica di georeferenziazione dei dati, andremo a individuare due aree periurbane particolarmente significative per consumo di suolo e per concentrazione di nuovi abitanti provenienti dalla città compatta. All’interno di queste due aree andremo ad isolare alcune sezioni di censimento e, attraverso tecniche d’indagine qualitativa, approfondiremo in modo mirato la provenienza di questi soggetti, le ragioni dei loro spostamenti, le caratteristiche specifiche della mobilità individuale e infine se e in che misura sono soddisfatti della loro scelta insediativa.

La seconda fase della ricerca riguarda quella domanda di città sostenibile. Il nostro campo d’indagine in questa fase è rappresentato da due comuni italiani che, a partire dalle scelte di governance, (declinate in modo differente) ci sembrano particolarmente rappresentativi di quelle istanze, più o meno latenti, di uno stile di sviluppo e di vita “altro”, orientato alla sostenibilità. Si partirà da un’analisi approfondita delle caratteristiche morfologiche, storiche, demografiche dei due comuni. Particolare attenzione sarà rivolta ai piani regolatori degli ultimi cinquanta anni.

Vi è poi un aspetto ulteriore della ricerca, collaterale ai due oggetti, che si domanda quanto il cinema, e la sua simbologia, ha influito sulla creazione dell’immaginario riguardante la città, dagli anni Cinquanta a oggi.

• Settori di ricerca ERC (1 obbligatorio,1 facoltativo): SH3_1
• Parole chiave
n. Parola chiave (in italiano)                 Parola chiave (in inglese)
1 Città diffusa                                          Urban Sprawl
2 Città sostenibile                                     Sustainable City
3 Urban Governance                                Urban Governance

• Stato dell’arte

La domanda di città sempre più appare variegata, plurale e, per così dire, “alla carta”. La crisi dell’appeal della città tradizionale fa emergere richieste insediative molto diverse, a volte contraddittorie: alcune, almeno apparentemente, inserite entro il modello di sviluppo tradizionale, altre apparentemente innovative e attente al benessere collettivo ma, come vedremo, non prive di contraddizioni interne. In ogni caso la città sembra essere diventata, anch’essa, un oggetto del desiderio: alla sua riformulazione contribuiscono elementi che fanno ormai parte dell’immaginario collettivo. La domanda di città risente sempre più di aspetti simbolici, in primo luogo, anche se non solo, di ordine cinematografico, come nel caso della disneyana Celebration, nella quale si vende, e si cerca, un sogno da set (come del resto nell’advertising): villettopoli è il periurbano trasformato in status-symbol (Cervellati, in Bonora, Cervellati, 2009) e risente certamente dell’immaginario cinematografico e televisivo.

Il nostro paese ha visto, negli ultimi anni, uno sviluppo fortissimo della cosiddetta città diffusa, ovvero dello sprawl. Utilizzeremo i termini sprawl, città diffusa e periurbano come sinonimi nonostante le distinzioni semantiche siano notevoli. La trasformazione di cui parliamo è da ritenere un fenomeno di portata epocale: “oggi più del 50% del mondo abita in città e di questo ormai il 60% si trova in situazioni periurbane” (Ingersoll, 2004). Un modello insediativo, scrive Salzano a proposito dello sprawl, che mostra “bassa densità, opportunità di espansione illimitata, specializzazione e segregazione degli usi del suolo, sviluppo discontinuo, assenza di pianificazione di area vasta, prevalenza del trasporto su gomma, frammentazione amministrativa e pianificatoria, divari nel prelievo fiscale locale, grandi strutture commerciali, scoraggiamento implicito delle abitazioni per gruppi a basso reddito” (Salzano, in Gibelli, Salzano 2006).

Da alcuni studiosi il diffondersi dello sprawl è stato visto, almeno fino a qualche tempo fa, come una sorta di valore aggiunto; l’espansione urbana è stata lodata da più parti: l’urbanizzazione infatti viene sempre motivata da buone intenzioni, la spinta al consumo di territorio è venduta all’opinione pubblica come una necessità dell’economia, che avrà certamente ricadute positive sul benessere dei cittadini. In realtà l’attuale dispersione urbana consuma molto più suolo rispetto al normale sviluppo urbano, in particolare se le nuove aree sono create con una bassa densità abitativa. Oggi l’edilizia è diventata l’attività umana a più alto impatto ambientale, responsabile del consumo di risorse naturali e della produzione di rifiuti e gas. Peraltro, dal punto di vista sociologico, il fenomeno della città diffusa sembra manifestare una spinta ad allontanarsi da alcune delle caratteristiche salienti della città, vale a dire l’eterogeneità, il confronto, l’apprendimento dal diverso (Hannerz, 1992).

Per ciò che afferisce poi le amministrazioni locali e, in generale, dal punto di vista della governance del territorio, poco o nulla è stato fatto per contenere l’espansione illimitata della città all’esterno: anzi, in molti casi, le politiche urbanistiche diffusive sono state incentivate dal sistema politico.

Allo stesso tempo emerge nel nostro sociale, ancora in parte allo statu nascenti, un pattern abitativo, una domanda di città “altra”, orientata alla ricerca di modelli di sviluppo volti alla sostenibilità.

Oggi sappiamo che le minacce all’ecosistema hanno raggiunto una dimensione allarmante (Stern, 2009). Questo allarme è stato compreso da molti che, spesso senza sapere bene come tradurre ciò in comportamenti concreti, manifestano la richiesta di stili di vita nuovi, orientati a forme più sostenibili in cui il consumo di territorio e di energia, e più in generale ogni forma di spreco, vengono combattuti: come ci ricorda R. Ingersoll, essere ecologicamente corretti quando si costruisce può risolvere soltanto in parte il problema dello squilibrio ambientale. Viene espressa da più parti una critica decisa allo sviluppo che abbiamo conosciuto e che conosciamo; nelle parole di Pasolini: sviluppo senza progresso. Realtà emergenti sono invece convinte che occorra una sterzata decisa in senso ambientale, da un lato, e dall’altro un contenimento dello spreco di risorse. Il nostro convincimento è che, ancora appunto allo stato embrionale, vi sia la richiesta di una città diversa e migliore che, negli ambienti urbani tradizionali fatica ad emergere poiché, tra l’altro, i meccanismi della partecipazione politica sono delegati a soggetti istituzionali e paraistituzionali non ancora pronti a recepire rapidamente tali istanze. Ecco perché il nostro studio si concentrerà su due realtà non urbane che costituiscono le punte avanzate di una domanda più ampia di ambiente, e di città, sostenibile.

Vi è chi avverte un’ esigenza più ampia di uscire dalla cultura del surplus e di ritrovare orientamenti valoriali autenticamente sostenibili e di investire risorse sulla comunità locale. Ciò che non è ancora stato metabolizzato dal sistema politico è probabilmente già presente nel cosmo di valori e atteggiamenti di molti. Il fatto che non lo si veda ad occhio nudo non significa che, tra le culture e le subculture italiane, non vi sia una disposizione ed una sensibilità ambientale da slatentizzare.

In questo quadro, in Europa vanno emergendo esperienze di nicchia (BedZed in Gran Bretagna e Vauban a Frieburg in Germania, tra le altre) che sembrano reagire all’immagine di spazio teorizzata da Baudrillard e che appaiono ricercare nuove forme di socialità che si aggregano, probabilmente ancora in maniera confusa, attorno all’idea di sostenibilità, di rispetto per l’ambiente, di attenzione per le produzioni agricole biologiche e biodinamiche.

In Italia tali punte avanzate non hanno ancora trovato espressione compiuta all’interno di realtà urbane significative; esse si sono sviluppate in contesti ambientali ristretti e poco densamente popolati: eppure, a nostro avviso, tali esperienze sono portatrici di istanze più ampie e condivise che necessitano di slatentizzarsi compiutamente a livello di ambienti urbani complessi.


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• Princen, T., 2005, The Logic of Sufficiency, MIT Press, Cambridge, MA
• Ricotti, P., 2010, Sostenibilità e Green Economy. Quarto settore, Angeli, Milano.
• Rifkin, J., 2001, L’era dell’accesso, Mondadori, Milano.
• Ross, A., 2002, Celebration: la città perfetta, Arcana, Roma.
• Rybczynski, W., 2002, Measuring Sprawl, Zell/Lurie Real Estate Centre Review, Wharton.
• Scheer, H., 2006, Autonomia energetica. Ecologia, tecnologia e sociologia delle risorse rinnovabili, Edizioni Ambiente, Milano.
• Segrè, A., 2008, Elogio dello –spr+eco. Formule per una società sufficiente, Editrice Missionaria Italiana, Bologna.
• Stern, N., 2009, Un piano per salvare il pianeta, Feltrinelli, Milano.
• Turri, E., 2000, La megalopoli padana, Marsilio, Venezia.
• Van, R., Kempen, M., Vermeulen, A.B., 2005, Urban Issues and Urban Policies in the New EU Countries, Ashgate Publishing, Farnham.
• Visentin, C., 2008, L’architettura dei luoghi, Il Poligrafo, Padova.

Descrizione del progetto e dei compiti dell’unità di ricerca

Prima parte

Per quanto riguarda il versante della domanda di città diffusa, il nostro studio prevedrà le seguenti tappe:

1) una fase di analisi preliminare che servirà ad approfondire la bibliografia sullo sprawl, sul periurbano e sulla città diffusa, prima a livello internazionale (prevalentemente statunitense) e poi all’interno del panorama italiano. Nella prima fase della ricerca tenteremo di rispondere alla domanda su quanto il cinema e la sua simbologia ha influito sulla creazione dell’immaginario riguardante la città, dagli anni Cinquanta a oggi. Impossibile non fare riferimento al corpus del cinema americano che nella sua fase classica ha imposto al mondo intero la sua way of life. Parallelamente sarà compiuta una ricerca sulla fotografia dei grandi autori statunitensi che ha anch’essa fortemente influenzato la raffigurazione cinematografica della città.

Nella seconda fase analizzeremo il cinema italiano dal dopoguerra a oggi, concentrandoci nell’ultimo ventennio per cogliere gli indizi di anticipazioni (vedi Antonioni), di analisi e riflessioni sulla condizione urbana, ancora una volta premonitrici di esigenze che emergeranno solo nell’ultimo decennio.

2) Uno studio longitudinale sui dati quantitativi italiani (dal 1951 ad oggi) riguardanti il consumo di suolo, l’urbanizzazione e lo sviluppo del periurbano. Ciò allo scopo di evidenziare il “peso” dei fenomeni in oggetto.

3) Si prenderà la città di Bologna come campione: la scelta è motivata dal fatto che il capoluogo emiliano rappresenta il luogo in cui il fenomeno in oggetto è iniziato.

Ci si concentrerà in particolare sull’analisi dei dati statistici riguardanti la migrazione di popolazione da Bologna alle aree del periurbano, soprattutto a nord.

4) Seguendo un procedimento “ad imbuto”, si selezionerà, avvalendosi anche dello strumento della georeferenziazione dei dati tramite GIS, come supporto per rappresentare gli spostamenti, un’ area del periurbano bolognese dove si sono maggiormente sviluppati, parallelamente e in modo molto marcato, due fenomeni: quello del consumo di suolo e quello della migrazione di popolazione.

5) Si intende poi isolare alcune sezioni di censimento dell’area oggetto di analisi e approfondire, con strumenti di natura qualitativa (interviste approfondite non strutturate, prevalentemente):

- la zona di provenienza dei soggetti che hanno deciso di spostare lì la propria residenza, per analizzare le caratteristiche non solo dell’area di destinazione ma anche di quella di partenza;

- le motivazioni che sono state alla base di tale scelta;
- le caratteristiche della mobilità individuale di tali soggetti;
- il livello di soddisfazione, mediante un bilancio di vantaggi e svantaggi, rispetto alla scelta effettuata.

Seconda parte

Lo studio della domanda di città sostenibile consisterà in primo luogo nella scelta di due comuni italiani che si distinguono per avere attuato delle pratiche virtuose rivolte verso la sostenibilità ambientale. Si tratta dei comuni di Cassinetta di Lugagnano, in provincia di Milano e di Monteveglio, in provincia di Bologna. L’obiettivo ultimo è quello di identificare le best practices presenti nei due progetti pilota allo scopo di valutarne la trasferibilità all’interno di contesti urbani più complessi.

Grazie al coinvolgimento degli attori istituzionali protagonisti di tali progetti, con i quali già ora il gruppo di ricerca intrattiene relazioni privilegiate, si effettueranno i seguenti steps:

1) Un’analisi delle caratteristiche morfologiche, storiche e demografiche e uno studio longitudinale dei piani regolatori elaborati dai due comuni negli ultimi 50 anni.

2) Studio delle delibere comunali che hanno contribuito allo sviluppo delle politiche (soprattutto urbanistiche e sociali) orientate alla sostenibilità attuate dai due comuni, per vedere come sono nate, che attori sono stati coinvolti e come è stato costruito il processo di creazione del consenso tra i cittadini e i rappresentanti delle imprese.

3) Avendo come oggetto di studio le scelte effettuate all’interno di questi due comuni, ci serviremo della somministrazione di un questionario-intervista, appositamente costruito e pretestato, all’universo dei residenti in tali territori.

Il progetto che veniamo qui proponendo ha tra i propri risultati attesi la volontà di costituire una base di conoscenza per i decisori politici e per gli attori istituzionali coinvolti nel governo del territorio. I risultati della ricerca – prima ancora di essere organizzati in forma definitiva e resi pubblici – saranno discussi con un panel di amministratori pubblici e decision maker locali. Ciò allo scopo di verificare la loro rilevanza rispetto alle politiche locali e la loro utilizzabilità nei processi decisionali tanto delle amministrazioni pubbliche che dei soggetti del più ampio sistema della governance del settore. L’analisi così condotta permetterà un fine tuning dei risultati e consentirà una loro migliore utilizzabilità – così come previsto dal progetto – da parte delle istituzioni interessate.

La fase di disseminazione dei risultati consisterà in una pubblicazione specifica in grado di costituire un punto di partenza per un ripensamento complessivo delle politiche territoriali delle aree oggetto di studio.

giovedì 15 aprile 2010

A SAVIGNANO SUL PANARO SI PARLA DI EDIFICAZIONE ZERO

_____Il 14 aprile alle 21 il teatro di questo paese non distante da Bologna si è animato di incontri e di speranza.
_____In questo piccolo comune un problema assai concreto ha mobilitato i suoi abitanti per fermare l'apertura sul suo territorio di nuove cave di ghiaia e sabbia (materiali necessari per costruire) che si sarebbero aggiunte a quelle già esistenti aggravando il già grave problema di erosione ed inquinamento di cui soffre.
_____Dopo queste considerazioni è chiaro il motivo per cui questi cittadini hanno invitato
il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, DOMENICO FINIGUERRA
e l'architetto GIANCARLO ALLEN  a parlare di "stop alle nuove costruzioni" e di gestione sostenibile del territorio (in altre parole un'aspetto della decrescita).
_____Se per un sindaco le motivazioni di questa scelta appaiono logiche, specie dopo avere ascoltato le parole di Domenico Finiguerra, era per me più difficile comprendere le ragioni della scelta di un architetto.
Ma poi tutto è stato chiaro.            Giancarlo Allen ha creato una associazione di architetti che ha come proprio slogan  COSTRUIRE SENZA COSTRUIRE.     Riflettendo sul fatto che continuando con il ritmo attuale di crescita delle nuove costruzioni in poche diecine di anni si raggiungerebbe il collasso (il 99% di territorio occupato da costruzioni ed infrastrutture) ha deciso di dedicarsi solo alla costruzione di edifici pubblici (scuole, chiese, ospedali) ed al recupero del patrimonio edilizio esistente.
_____In quella sala si sono trovati due uomini che partendo da diverse prospettive hanno visto e scelto di percorrere la medesima strada.
_____E in quella sala l'aria era satura di possibilità e di speranza, come se finalmente l'impossibile fosse possibile, se il desiderio di non accettare più che le decisioni sul proprio futuro e la propria vita fossero prese da amministratori ciechi o collusi con i poteri economici fosse finalmente reale.
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                                        Maurizio Vicinelli
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